ELEZIONI 2018: LA PROPOSTA DELLA C.L.N.

20.2.18

EMBRACO: NON C'È PIÙ RELIGIONE ...


Quindi la multinazionale a stelle e strisce WHIRPOOL ha sbattuto la porta in faccia, non solo alle maestranze ma pure al governo. Chiusura dello stabilimento piemontese confermata,  497 licenziamenti in tronco, a causa della delocalizzazione in Slovacchia. 
Vicenda istruttiva assai, e sotto diversi profili.

E' anzitutto un classico esempio che più chiaro non si può di come funziona una grande azienda mulitinazionale: profitto prima di tutto, disprezzo per i lavoratori, totale indifferenza degli interessi nazionali, del bene comune, delle leggi del Paese. Per quanto riguarda l'Italia  è d'obbligo ricordare quanto recita la sua legge suprema. Recita l'Art.41 della Costituzione:
«L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali». 
Cosa accade, per meglio dire, cosa dovrebbe accadere, a chi viola le leggi di uno Stato? Che lo Stato lo sanziona. Multinazionali comprese, anzi, esse anzitutto.
E invece che abbiamo? Che lo Stato, essendo nella disponibilità, non del popolo lavoratore, ma di una casta di politici ruffiani e servi del grande capitalismo globalizzato, non alza un dito. Peggio asseconda le multinazionali. 

Guardate questa faccia di bronzo del ministro Calenda. E' indignato perché gli americani l'han preso a pesci in faccia. E che ti fa? Ti dice che egli non contesta minimamente il diritto della multinazionale a spostare in Slovacchia lo stabilimento e la produzione e poi corre, pensate un po', dai suoi padroni di Bruxelles a chiedere il permesso per metterci una pezza, garantendo che non si tratterebbe di "aiuti di stato".

Tutto come nel copione. 

Ma gli operai che ti fanno? Sperano in Calenda, fanno affidamento su una casta di servi politici che in nome del libero mercato e della globalizzazione ha consentito il più grande saccheggio privatistico del Paese. Chiedono l'elemosina andando ancora dietro a sindacati che a loro volta, nei decenni e non da ora, hanno avallato ogni sorta di rapina ai danni della classe operaia e della nazione. 

Non vi viene in mente, cari operai, di prendere in mano la fabbrica? Non vi passa per la testa di occuparla, ma non in segno protesta, no, bensì per autogestirla e farla funzionare assieme a tecnici, manager e impiegati che o verranno lasciati a spasso o dovranno emigrare... in Slovacchia, sguatteri anch'essi della multinazionale? Dovrebbero quindi, le maestranze, esigere la nazionalizzazione (si proprio l'esproprio) della fabbrica di Riva di Chieri, assicurandosi che lo Stato aiuti l'azienda autogestita e nazionalizzata in quanto a sbocchi di mercato e  sinergie con altri settori industriali.

Autogestione + nazionalizzazione, questa è l'unica soluzione, non solo per difendere il diritto al lavoro, ma perché quel che essa produce serve alla collettività, è quindi fabbrica di interesse nazionale, e ciò che è di interesse nazionale lo Stato ha l'obbligo di tutelare.

Siccome non c'è più una coscienza di classe tra i lavoratori, meno che meno c'è contezza dell'interesse generale e amor patrio in seno alla classe dominante ed ai suoi fantocci politici, il Paese va in malora, procede verso il baratro.

Cosa mai dovrà accadere per invertire questa rotta?


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