ELEZIONI 2018: LA PROPOSTA DELLA C.L.N.

16.9.17

SICILIA: ECCO COSA BOLLE IN PENTOLA di Beppe De Santis

INTERVISTA A BEPPE DE SANTIS
 

Il prossimo 5 novembre i siciliani voteranno per eleggere il nuovo presidente della Regione e il nuovo Parlamento dell’Isola. Dopo numerosi colpi di scena gli schieramenti sembrano definiti. Il centro-destra dietro a Musumeci, il centro-sinistra dietro a Fabrizio Micari, la coalizione tra MDP e Sinistra Italiana dietro a Fava (col Prc in stato confusionale che non sa che pesci pigliare). Ci sono poi i 5 Stelle con Cancelleri (vittime di una minacciosa inchiesta giudiziaria in stile Genova). Quindi la coalizione tra sovranisti e autonomisti "Noi siciliani con Busalacchi - Sicilia Libera e Sovrana", di cui Beppe De Santis è considerato lo stratega.

D. Puoi dirci come stanno le cose ora che la campagna elettorale entra nel vivo?

R. Partiamo dal quadro generale e dal suo principale tratto: in Italia e in Sicilia, è in corso uno scontro frontale tra gli oligarchi neoliberisti-euristi e il Popolo, il Sopra contro il Sotto.
Al servizio, permanente effettivo della trama oligarchica neoliberista mondiale, europea e italiana, militano tutte le forze politiche tradizionali (dette di centrodestra, di centro e di centrosinistra e cespugli ruota di scorta), con gli aedi del canagliume prevalente nei media di regime e nell’intellighenzia di regime.
Fintamente, contro il regime oligarchico si muovono, con osceni ondeggiamenti, la Lega Nord di Salvini e i Fratelli d’Italia della Meloni, i quali dopo la scoppola della Le Pen in Francia, stanno rientrando nel recinto vetero-berlusconiano —lo conferma, qui in Sicilia, l’ammucchiata sconcia attorno a Musumeci. Una impostura, direbbe Sciascia.
Franco Busalacchi
Può piacere o meno, ma con tutte le contraddizioni e gli errori, il Movimento 5 Stelle è una forza popolare esterna al circuito del regime oligarchico.

D. Puoi essere più preciso riguardo al M5S?

R. Ritengo il M5S una forza di OPPOSIZIONE ma inconseguente, al regime oligarchico neoliberista. Per alcuni versi e fino a prova contraria, convergente con tutti gli avversari sinceri del neoliberismo.
Il M5S potrebbe contribuire alla cacciata degli oligarchi.
Ma fammi dire. La vera novità dello scenario politico italiano è rappresentato dal nascente —e in via di rapido consolidamento— MOVIMENTO POPOLARE PER L’ATTUAZIONE INTEGRALE DELLA COSTITUZIONE (e degli Statuti autonomistici, in primis quello siciliano), rafforzatosi dopo la storica vittoria del NO al referendum del 4 dicembre 2016. Parlo del Movimento sovranista costituzionale, del nascente Movimento patriottico democratico. Questo è per il momento un arcipelago, un flusso carsico di reti, associazioni, centri, in via di aggregazione, con i naturali travagli del caso.

D. Sei un esponente di spicco della Confederazione per la Liberazione Nazionale. Ce ne parli?

R. L’epicentro più solido e maturo di aggregazione del sovranismo popolare e democratico è rappresentato dai gruppi e dai soggetti che hanno dato vita il 25 aprile scorso alla CONFEDERAZIONE PER LA LIBERAZIONE NAZIONALE (CLN), la quale ha celebrato la II. Assemblea nazionale recentemente a Chianciano.

Il soggetto siciliano più vicino a questa impostazione sovranista costituzionale è rappresentato dal Movimento-Lista “Noi siciliani con Busalacchi-Sicilia Libera e Sovrana”, in campo per le elezioni regionali siciliane del 5 novembre prossimo.
Tra l’altro, tra il Movimento siciliano e la CLN è stato sottoscritto uno specifico Patto strategico ed operativo, al quale si rinvia.

Due sono le novità politiche nel panorama italiano e siciliano. L’opposizione al sistema oligarchico da parte del M5S, per quanto parziale essa sia e finché dura. L’altra è il MOVIMENTO SOVRANISTA COSTITUZIONALE ITALIANO E SICILIANO, oltre che europeo —si pensi a “France Insoumise” di Melenchon che abbiamo ascoltato alla recente Assemblea della CLN.
Di conseguenza, il sistema oligarchico deve contenere e battere il M5S e quindi impedire l’exploit del movimento sovranista costituzionale, verso il quale il regime adotta, com’è ovvio e scontato, il doppio approccio del SILENZIAMENTO, del boicottaggio a tutti i costi, della censura preventiva, e della criminalizzazione preventiva. E’ evidente che qui in Sicilia si giocano i preliminari della grande partita nazionale.
Diego Fusaro e Franco Busalacchi


D. Veniamo alla cronaca siciliana di queste ore ed ai pasticci in casa grillina…


R. Il tema è uno: il vecchio sistema politico fa quadrato per fermare quello che considera il suo nemico immediato: il Movimento 5 Stelle. E siccome, storicamente, chi vince le elezioni in Sicilia poi le vince a Roma, ecco che la parola d’ordine diventa la seguente: fermare, con tutti i mezzi, i grillini in Sicilia per scongiurare che vadano a governare l’Italia. Con tutti i mezzi: politici, clientelari e, come vediamo, anche giudiziari. La recente inchiesta della Procura di Palermo sulle presunte irregolarità nella scelta del canditato Presidente va letta in questa luce.
E’ decisivo, per le forze di regime, non perdere la guida della Regione più bistrattata del Bel Paese, ‘sgovernata’ da ‘ascari’, da ladri e da delinquenti e dove i veri mafiosi continuano a fare il bello e il cattivo tempo,  diventa essenziale per il futuro politico dell’Italia. Perdere in Sicilia, per il centrosinistra — soprattutto se a vincere saranno i grillini, con un’affermazione dei sovranisti costituzionali di Busalacchi, potenzialmente ancor più pericolosi dei grillini — potrebbe significare non governare l’Italia per i prossimi cinque anni. 

D. Come giudichi le mosse di quelle che chiami “forze di regime”?

R. Prendiamo Berlusconi. Inizialmente aveva scelto come suo alfiere l’avvocato Gaetano Armao. L’ex Cavaliere, che conosce la Sicilia dai tempi di Milano 2, quando nella Palermo Capitale mondiale della mafia comandavano gli Inzerillo, i Bontade e i Teresi, ha provato a convincere Nello Musumeci a farsi da parte: o meglio, a far fare il vice presidente ad Armao. Ma ha incassato un “no” secco, se è vero che Musumeci è rimasto il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione.
Dopo di che, la scorsa settimana, è piombato in Sicilia Renzi, per capire se i siciliani pensano ancora, di lui, quello che hanno depositato nelle urne il 4 dicembre dell’anno scorso, quando sette cittadini siciliani su dieci hanno votato “No” alle riforme renziane. 
Renzi e Berlusconi hanno capito che in Sicilia, tanto per cominciare, debbono sparigliare le carte. Preparandosi a fronteggiare anche un terzo incomodo, Massimo D’Alema, il quale ha piazzato Claudio Fava candidato della “sinistra alternativa al PD” come candidato alla presidenza della Regione. Sai che c’è? Che Berlusconi è la persona più adatta a dialogare con D’Alema, vero agente sistemico del regime oligarchico neoliberista.
Lo sparigliamento delle carte, da parte di Berlusconi, è proseguito con la candidatura di Vittorio Sgarbi alla presidenza della Regione. Alla partita partecipa anche l’ex presidente della Regione condannato per favoreggiamento alla mafia, Totò Cuffaro, non a caso ‘coccolato’ pubblicamente dallo stesso Sgarbi, uno ‘squadrista da TV’ che in una certa Sicilia sa dove mettere le mani.
Da quello che si capisce, e per quanto possa apparire paradossale, Berlusconi e Coca coca bum bum, al secolo Gianfranco Miccichè, hanno il compito di sfasciare il quadro delle alleanze elettorali di Musumeci..

D. Con la scelta di Fabrizio Micari come candidato presidente il centro-sinistra pare uscito dal marasma. Come vedi le cose in quel campo?

R. Quelli che danno le carte nel centro-sinistra, Renzi, Leoluca Orlando e il senatore Giuseppe Lumia, devono pompare la candidatura del rettore dell’università di Palermo, Fabrizio Micari. 
Se l’ex Cavaliere e Coca coca bum bum, con la ‘consulenza’ del condannato per favoreggiamento alla mafia, Cuffaro, hanno già iniziato a sfasciare l’unità del centrodestra, Renzi, Leoluca Orlando e il senatore Lumia hanno già iniziato la fase ‘costruens’ con il solito trasformismo politico. 
Hanno già messo nel ‘carniere’ il peripatetico jolly Fabrizio Ferrandelli, personaggio ormai pluriscreditato che, nella testa di Renzi, Orlando e Lumia a Palermo dovrebbe avere ancora qualche migliaio di persone che gli vanno ancora dietro. 
Intanto Orlando —che sta utilizzando impropriamente la presidenza dell’ANCI Sicilia per preparare una lista alle elezioni regionali in sostegno di Fabrizio Micari (ma una vergogna politica del genere quando si è vista?)— sta trattando con il fratello dell’ex presidente della Regione condannato per favoreggiamento alla mafia, alias Silvio Cuffaro, per ‘intrupparlo’ nella sua lista. 

La cosa avrebbe dovuto restare ‘segreta’ fino alla presentazione delle liste orlandiane, con lo stesso Orlando che avrebbe poi manifestato ‘sorpresa’, dicendo che non ne sapeva nulla. Ma l’operazione Leoluca Orlando-Totò Cuffaro insieme ‘appassionatamente’ per sostenere Micari è stata 'sgamata'. Così, in queste ore, il sindaco-fariseo ‘antimafioso’ di Palermo è nelle ‘ambasce’: già la flaccida e vacua borghesia panormita [palermitana, NdR] che lo sostiene e che si è orlandianamente autoproclamata ‘progressista’, non ha ancora ‘digerito’ di avere scoperto che Orlando è renziano nel nome del Tram, degli appalti ferroviari e dei fondi europei del PON da gestire allegramente in campagna elettorale: figuriamoci scoprire, in queste ore, che il ‘divo’ Orlando tratta con il condannato per favoreggiamento alla mafia e con il di lui fratello!

Sì, la borghesia ‘progressista’ di Palermo ne ‘morirebbe’: basta leggere i post su facebook di Pippo Russo, orlandiano della prima ora, ma ormai sempre più schifato dalla politica siciliana: da “tutta” la politica siciliana! Per non parlare di Aurelio Scavone, altro orlandiano della prima ora, che qualche anno fa ha provato, senza riuscirci, a portare Orlando sulle posizioni dei ‘Sovranisti’, invitando a Palermo l’economista Nino Galloni e che adesso si ritrova, da candidato alle regionali, non soltanto a sostenere il candidato di Renzi (Renzi che lui, Aurelio Scavone, da cattolico di scuola Piersanti Mattarella, cordialmente detesta!), ma anche insieme ai ‘fratellini Cuffaro'… 

Eh sì, ha qualche problemino Leoluchino, nella Palermo dove l’apparenza conta più della sostanza. Fino a quando la merda non si vede, beh, tutto va bene: un po’ come avveniva alla fine degli anni ’80 del secolo passato, quando in piena Giunta comunale della ‘Primavera’ di Palermo Vito Ciancimino e il suo socio storico, conte Romolo Vaselli, trafficavano negli appalti palermitani per la manutenzione di strade e fogne. Ma adesso la merda si vede: e questo per Leoluca Orlando non è bene…

D. Inquietante e torbido il contesto che descrivi, il più ostinato gattopardismo... Ma torniamo ai grillini.

R. Ovviamente, indebolire Musumeci e rafforzare Micari non basta: bisogna dare una ‘botta’ alla lista dei grillini e al suo candidato, Giancarlo Cancelleri. Certo, l’ideale sarebbe sopprimere fisicamente tale lista e poi, tramite Berlusconi, convincere la ‘sinistra’ di Fava ad appoggiare Micari. O, al limite, sbarazzarsi di Micari e convergere tutti su Fava. 
Tale seconda ipotesi sembra sia vista male da Berlusconi, perché se è vero che Fava, da vice presidente della commissione Antimafia nazionale, qualche anno fa, ha ‘sorvolato’ su ‘Za Silvana’ (al secolo Silvana Saguto, allora presidente della Sezione per le misure di prevenzione presso il Tribunale di Palermo), non è detto che poi non si rivolti contro l’ex Cavaliere. Per non parlare del fatto che Fava non farebbe sconti a Mario Ciancio Sanfilippo: e questo, non soltanto per Berlusconi, ma per tutto il centrosinistra, è un grosso, grossissimo problema. 
Cianciano Terme. 2 settembre 2017. Tavola rotonda sulla Sicilia. Da sinistra: 
Franco Busalacchi, Nino Galloni, Pietro Attinasi, Roberto Garaffa e Beppe De Santis.

Ma di questo, di Fava, si saranno detti Renzi, Berlusconi e compagni vari ne parliamo poi: per ora togliamo di mezzo i grillini. Come? C’è un bel ricorso di un escluso. Un tizio, marito di una moglie già grillina, che non si capisce se ha firmato o non ha firmato un cavolo di codice etico o diavolerie varie.

Certo, sono fatti interni a un movimento politico. Però si può ‘cavillare’ un po’. Ecco un giudice che ‘sospende’. Cosa sospende? Non si capisce. Sospende il candidato alla presidenza della Regione del Movimento 5 Stelle, Cancelleri? E perché no? E’ una bella idea, alla fine. 
Chiediamoci: ha competenza un giudice sui fatti interni di un movimento politico? Se lo chiedeva Vito Ciancimino poco prima del congresso regionale della DC siciliana nel lontano 1983. Uno dei ‘colonnelli’ di Ciriaco De Mita in Sicilia aveva deciso, se non di sbatterlo fuori dal partito, almeno di fare in modo che non avesse rappresentanza negli organismi regionali. Così si stabilì che, per entrare in direzione regionale, bisognava avere almeno il 10% dei voti. E siccome Ciancimino raggiungeva, sì e no, il 7%, Don Vito era incazzatissimo perché l’avevano lasciato a bocca asciutta ancor prima che il congresso iniziasse. 
Così Don Vito aveva chiamato alcuni dei suoi amici magistrati e gli aveva posto la domanda: “Presento un ricorso?”. 
La risposta sembra che fu questa: “Vito: ci dobbiamo infilare nella vita interna di un partito politico con cavilli civilistici? Ci dobbiamo fare ridere dietro da tutti?”. E la cosa finì lì. 
Oggi, però, lo scenario è diverso. I grillini non sono la DC. E se la DC, allora, era il ‘sistema’, i grillini sono oggi, pur con tutti i loro profondi limiti, l’antisistema. Per questo hanno dietro la simpatia popolare.

D. Mi stai facendo capire che ritieni auspicabile un’alleanza tra voi e il M5S? 

R. Oggi c’è da difendere la Sicilia e l’Italia. Ma ve l’immaginate i grillini siciliani, assieme sovranisti siciliani, che vanno a mettere il naso negli appalti ferroviari di Palermo che hanno ormai abbondantemente superato il miliardo di euro per avere, alla fine, appena 15 km di Tram che funziona a costi elevatissimi? Mamma mia!
Ve l’immaginate i grillini, assieme ai sovranisti siciliani, che vanno a mettere il naso negli appalti miliardari della CMC delle strade Palermo-Agrigento e Caltanissetta-Agrigento? Due ‘mammelle’ infinite che non allattano più né il PD, né la Lega nazionale delle cooperative? Due mega-appalti che possono dare ancora ‘tanto’ (che meraviglia la ‘Giustizia’ di Palermo e Agrigento, no?) nelle mani dei grillini e dei sovranisti siciliani, con il serio ‘rischio’ che finisca la "mangiugghia" iniziata timidamente con Cuffaro e proseguita prima con il Governo del ribaltonista Raffaele Lombardo e poi con il ‘pupo’ Rosario Crocetta, manovrato dai ‘pupari’ del PD di Renzi, dal senatore Giuseppe Lumia e dalla Confindustria in salsa sicula di Antonello Montante e Giuseppe Catanzaro. 
Da sinistra: Erasmo vecchio, Massimiliano Musso, 
Franco Busalacchi e beppe De Santis

Prendiamo il magna-magna delle discariche degli industriali-munnizzari. E’ stato fatto un lavoro ‘certosino’ per dare alle fiamme oltre dieci impianti di compostaggio presenti in Sicilia per eliminare definitivamente l’idea ‘balzana’ della raccolta differenziata dei rifiuti, è stato fatto l’impossibile per tutelare gli interessi mafiosi nelle discariche… E mo i grillini e i sovranisti siciliani dovrebbero vincere le elezioni siciliane del 4 novembre? 

Che accadrebbe se vinciamo? Che tutto il lavoro fatto dal 2008 ad oggi in Sicilia dal più sputtanato centrosinistra d’Italia andrebbe perduto. Così Totò e Silvio fanno gli scongiuri in caso di vittoria dei grillini e dei sovranisti siciliani. Così ci spieghiamo quel che ha detto Coca coca bum bum: “I cinque Stelle sono come l’AIDS. Devono andare fuori dai coglioni”.  

Alla tua domanda rispondo: per quanto noi sovranisti costituzionali ci consideriamo strategicamente alternativi al M5S, siamo disposti ad un’alleanza tattica per cacciare gli oligarchi neoliberisti dal governo della nostra regione. Dimostrare che i due poli sistemici (centro-sinistra e centro-destra) sono minoritari in Sicilia, cacciarli dal potere, questa sarebbe una grande e salutare svolta. Un auspicio in vista delle elezioni nazionali di primavera.

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